In Italia la percentuale di home-workers è inferiore al resto dell’Europa, ma anche da noi sta lentamente prendendo piede la figura del professionista che svolge il suo mestiere da casa. Comodamente? Non sempre. In questo articolo ti racconto quali sono gli aspetti positivi e negativi.
Come sai, io sono una Freelancer. Ti ho raccontato la mia storia e, in quell’occasione, ti ho buttato lì che sono anche una Home-Worker. In poche parole significa che non ho un ufficio: ho adattato un angolino di casa a “studio” (e credimi, è davvero un angolino). Ho potuto farlo perché il mio mestiere me lo permette: non ho bisogno di attrezzature particolari, mi bastano un computer, carta e matita.
Anche per i dipendenti è possibile svolgere il proprio mestiere da casa: si chiama smart working (o lavoro agile) ed è una pratica che in Italia è regolata dalla legge 81/2017. In pratica, è un rapporto di lavoro subordinato in cui non esistono vincoli orari o spaziali ma solo un’organizzazione per fasi, cicli e obiettivi. Il capo ti dice “devi fare X entro Y” e tu sei libero di organizzarti il dove, il come, il quando. C’è anche quel caso in cui una certa percentuale di ore le fai in ufficio e, per il resto, lavori da casa.
Non ho trovato dati più aggiornati, ma da questo articolo del Sole24 Ore del giugno 2018 risulta che in Italia il 3,5% degli occupati lavora da casa – a fronte di una media europea del 5% (e le donne sono la minoranza).
Questo giusto per darti qualche informazione in più. In realtà oggi non voglio parlare di numeri e statistiche.
Voglio condividere con te la mia esperienza e, in particolare, quelli che reputo i pro ed i contro della realtà di un Home-Worker.
Smart working: è la soluzione perfetta per tutti?
No. Punto.
Non ne faccio solo un discorso pratico (se sei un carrozziere difficilmente potrai svolgere il tuo lavoro dalla cameretta).
Secondo me, c’è una questione di carattere da tenere in considerazione: questo è un argomento gigantesco, e forse io non sono la persona giusta per intraprenderlo. Ti dirò soltanto che io ho reputato di potermela cavare a lavorare da casa perché mi conosco e so che, di natura:
– sono una persona organizzata
– sono precisa e puntuale
– non vivo male una condizione di solitudine (insomma, temporanea…)
Inoltre, ho alle spalle un’esperienza lavorativa durante la quale avevo già gestito in autonomia dei progetti, che mi ha permesso di accumulare le capacità necessarie a trattare con i fornitori. Insomma, sentivo di portercela fare.
Ma non credo che sia il sistema adatto a tutti. Oh, mica voglio dire che io sono più in gamba di altri perché riesco a lavorare da casa, eh. Per carità. Sono solo una seguace del pensiero per cui ognuno di noi è diverso, più o meno portato a qualcosa e – siccome la società in cui viviamo e i mezzi che abbiamo a disposizione ce lo permettono – è giusto e sacrosanto che ciascuno si scelga il modo di fare e vivere che ritiene più consono.
I PRO dell’Home-Working.
• Tempi di spostamento azzerati. Quando vivevo a Roma Sud e lavoravo a Roma Nord, ogni giorno impiegavo dalle 2 alle 3 ore per arrivare in ufficio e altrettanto per tornare a casa. Giuro. Oggi ci sono quei 9 passi dalla cucina (la colazione è importante) al computer. Non serve che io aggiunga altro.
• Meno stress. Non zero stress, quello è impossibile. Ma, già solo per il punto precedente, alla fine della giornata hai sulle spalle una quantità di angosce di parecchio inferiore. A parità di responsabilità, certo.
• Risparmio. Se sei un Imprenditore o un Libero Professionista, lavorare da casa ti permette di abbattere alcuni costi non indifferenti. Primo fra tutti, l’affitto o l’acquisto di uno spazio alternativo, e i conseguenti oneri fiscali. Le utenze no, quelle ci sono comunque. La luce che terresti accesa in ufficio è accesa in casa. Oh: va da sé che questo discorso è invece del tutto diverso per i dipendenti: le utenze sono a carico tuo. In questo caso sarebbe forse opportuno considerarlo quanto si parla di compenso.
• La grandissima flessibilità. Come abbiamo detto, un home-worker si gestisce il tempo e può organizzarsi secondo il suo ritmo naturale. Conosco persone che danno il meglio di sé durante le ore notturne. Io invece vado al massimo la mattina; per questo, ho organizzato le mie giornate di lavoro in modo da svolgere le attività più impegnative in quelle ore.
• Bilanciare la vita professionale e quella privata. Stacchi da lavoro e sei immediatamente a casa. Questo ti lascia più tempo per dedicarti alla spesa, alla casa e – soprattutto – ai tuoi cari. Però occhio perché questa spesso è un’arma a doppio taglio!
I CONTRO di un lavoro da casa.
• Bilanciare la vita professionale e quella privata. Te l’avevo detto che è un’arma a doppio taglio. Per il fatto stesso che è logisticamente possibile, esiste il rischio – grosso, enorme – di finire per mischiare le cose. Lavori su un progetto, poi ti alzi per mandare la lavatrice, poi riprendi quello che stavi facendo, poi stendi, poi “aspetta dove ero rimasta?”, poi il postino, poi “oddio ma l’ho chiamato quel cliente?”, poi… Un casino, che ha come unico risultato il fare male… tutto.
• La solitudine. Che poi non è solo una questione di malinconia. Spesso lavorare con altri è favorevole per il processo creativo e decisionale. A volte basta portarsi il laptop in un bar o, ancora meglio, uno spazio di coworking per risolvere questo aspetto. A volte può volerci qualcosina di più.
• Tempo libero, bye bye. Lo so, chi lavora “a cartellino” immagina che non avere orari da rispettare sia la cosa più bella del mondo. Anche io lo immaginavo. La realtà è ben diversa e, spesso e volentieri, mi ritrovo dopo cena al computer perché “sistemo giusto una cosina e poi basta”. Il sabato e la domenica? Sono giorni come gli altri. È un po’ l’altra faccia della medaglia rispetto alla grande flessibilità di cui di dispone.
• Serve una certa forza di volontà. Perché, diciamolo: quel divano sembra così invitante. Soprattutto in quei giorni che hai poche cose da fare e ti viene da pensare che “ma sì, tanto in un’ora me la sbrigo, ci penso più tardi”. E allora ti spaparanzi e quel “più tardi” non arriva mai. E le incombenze di accumulano. La disciplina è importante.
• I commenti della gente. Perché là fuori è pieno di persone che “Ah, lavori da casa? Ma allora più che altro è un hobby!”; che “Ma scusa, e ti fai anche pagare?”; che “Ah che bello, vorrei avere anche io tutto il giorno libero”; che “Ci vai tu alla posta, al supermercato, in farmacia, a prendere i bimbi a scuola e i due liocorni dal veterinario, no? Tu mica devi timbrare il cartellino.” (E se te ne vengono in mente altri ti prego, lascia un commento e condividi con me la tua frustrazione).
Ma insomma: questo home-working vale la candela?
Queste sono considerazioni che solo tu puoi fare. Come ti ho detto, secondo me non si tratta solo di fare una lista di Pro e Contro (in cui comunque spero di averti aiutato) ma è anche importante valutare la propria attività e, soprattutto, la propria predisposizione.
Non è che lavorare a casa è più figo, è più moderno, è più chissacchecosa. Per conto mio, mi trovo bene; e sono davvero grata per essere un’adulta (insomma, almeno secondo l’anagrafe) in quest’epoca che mi permette di giocarmela in questa maniera. Adoro la libertà, adoro la responsabilità, adoro il fatto che quando “chiudo” bottega sono già arrivata a casa. E tu, pensi che questa vita farebbe al caso tuo o ti senti più a tuo agio ad uscire di casa? Fammelo sapere nei commenti!
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