Un percorso, sei mani, sette appuntamenti: Silvia, Pier ed io ti mostreremo come Personal Brand e Fotografia si intrecciano, e come servano entrambi per esprimere ciò che c’è dietro al tuo Business, raccontare la tua storia e coinvolgere il tuo Cliente Ideale. Dal punto di vista del professionista, e del Cliente.
Nelle puntate precedenti ti ho raccontato del primo approccio col Cliente, importantissimo per instaurare una buona comunicazione; e di come studiamo insieme la Brand Strategy.
In questo articolo ti porto dietro le quinte della progettazione del Marchio: quel “vestito” che serve a comunicare un messaggio preciso, trasmettere i valori e la missione del Brand, attirare l’attenzione delle persone giuste.
Che cos’è il Marchio.
Con questo termine mi riferisco all’intera identità visiva di un Brand. Di sicuro comprende il Logo, ma anche tanti altri strumenti: la palette colori, la selezione tipografica, magari delle icone o un pattern, i modelli per il packaging… non ci sono confini rigidi perché il Marchio si costruisce in base alle esigenze attuali del Brand: se, ad esempio, lavoro per un professionista che offre servizi digitali mi occuperò di progettare dei template per la comunicazione sui Social ma potrò tralasciare lo studio delle confezioni, perché non serviranno.
Allo stesso tempo, però, un buon Marchio è fatto in modo da essere flessibile: se un domani quello stesso professionista decidesse di introdurre anche dei prodotti fisici, allora dovrà essere possibile sfruttare quanto già stabilito nell’identità visiva e applicarlo a nuovi strumenti.
Il lavoro dietro le quinte.
Ogni designer ha il suo metodo di lavoro. Quando passo alla progettazione di un Marchio di solito ho già diverse idee in mente, che sono germogliate durante le prime fasi del lavoro – quelle relative alla Strategia.
Mi piace, prima di tutto, lavorare con carta e matita: butto giù delle bozze, degli schizzi; giusto per vedere se quelle mezze idee sembrano funzionare anche una volta trasportate fuori dalla mia testa. Non sono una illustratrice e i miei disegni sono molto semplici, essenziali: ma hanno lo scopo di concretizzare dei pensieri e per far questo non serve lavorare di fino.
Di solito riempio due o tre fogli prima di sentirmi pronta a trasferire tutto sul digitale. A volte, come nel caso del Logo che ho progettato per Silvia e Pier di DeerSpensa Studio, passo i miei schizzi sul tablet e li elaboro con una app di disegno, Procreate.
Quando sono soddisfatta, invio i file al computer e apro Adobe Illustrator.
Il Logo si costruisce in vettoriale.
Su questo non si può transigere: il Logo deve essere progettato in vettoriale, e quindi attraverso un software specifico. I file in vettoriale sono scalabili, cioè si possono ingrandire e rimpicciolire senza che perdano di qualità. E questa è una caratteristica fondamentale per un Logo, che deve essere stampato piccolo piccolo sui biglietti da visita e grande grande sulle affissioni ai lati della strada.
In più, è anche una questione etica. Io la penso così: il progetto l’avrò anche messo in piedi io, ma il Logo è il “ritratto” del Brand e della persona che ci sta dietro, quindi è giusto che appartenga a quella persona. Se io non consegnassi il file vettoriale non gli darei la possibilità di modificare o controllare al 100% il proprio Marchio.
Si parte in bianco e nero, ma poi…
Un’altra cosa importante da tenere a mente è che il Logo deve funzionare anche senza colori; ci saranno dei casi in cui il Logo sarà stampato in bianco, o in scala di grigi; e, infatti, è cosa buona e giusta consegnare anche una versione negativa e una monocolore.
Ma, detto questo, lo studio dei colori è importante e delicato: ogni colore porta con se un significato, una emozione, un messaggio. Bisogna scegliere quelli giusti, e anche capire come ogni tinta interagisca con le altre. Ci sono un po’ di regole da seguire in questo caso: tutte queste considerazioni sono il lavoro dietro le quinte, che spesso il Cliente non vede e non immagina.
Oltre al Logo c’è di più.
Come detto, il Marchio è composto da tanti elementi. A seconda delle esigenze del Cliente, lo studio dell’identità visiva può essere più o meno approfondito. In Hasu ho previsto una serie di elementi che costituiscono una formidabile “cassetta degli attrezzi” per la comunicazione del Brand.
Tutti questi “pezzi” vengono presentati al Cliente; non è sufficiente mostrargli solo il design del Logo o una serie di “disegnini” messi là sul foglio bianco. Per permettergli di capire come potrebbe vivere il Marchio, in concreto, preparo una serie di fotomontaggi (che noi tecnici chiamiamo mockup): così è più facile immaginare cosa significa scegliere un design oppure un altro.
Se ho subito intrapreso la strada giusta, e fra le proposte presentate il Cliente trova qualcosa di perfetto per lui, procedo con la finalizzazione del progetto: rifinisco i dettagli, sistemo ogni cosa e produco una grossa quantità di file digitali. Pensa che, per ogni pezzo, salvo dai due ai quattro file diversi: così il Cliente ha sempre il formato migliore per i suoi scopi.
Se, invece, nessuna delle proposte presentate ha fatto brillare gli occhi al Cliente… beh, si ricomincia da carta e matita.
Come quando invio una Brand Strategy, anche inviare le proposte per il Marchio è un momento di grandissima emozione per me – e, immagino, anche per il Cliente. Ogni concept che propongo è una opera su cui ho investito tempo, energie ma anche passione. A questo punto del lavoro mi sento coinvolta dalla storia del Cliente, faccio il tifo per il suo progetto e spero che questo si percepisca nel mio lavoro.
Ad esempio, cosa hanno pensato Silvia e Pier quando hanno visto le mie proposte per il loro Marchio?
“Vedere il risultato è stato emozionante, già al primo impatto ci siamo detti: Giulia è proprio fichissima. Poi siamo passati ad analizzare le varie proposte e in ogni curva del logo abbiamo ritrovato tutti quei dettagli che con tanta cura ha saputo scovare. Una volta presa la decisione pensavamo che le sorprese sarebbero finite e invece ecco che la comparsa di pattern, icone e impaginati ha reso il tutto ancora più fantastico! Un sorriso enorme e tanta gratitudine.”