Per un piccolo imprenditore o un freelance capita che i confini, a volte, non siano ben definiti. Parlo di quelli fra vita privata e lavoro, tempo per sé e tempo per il business. Ma parlo anche dei confini fisici. Quando si lavora in piccoli spazi, magari condivisi o addirittura ritagliati in casa, è importante tracciare dei limiti.
Ti scrivo questo articolo dalla mia postazione di lavoro in casa, uno spazio di circa 80, 90 centimetri sulla scrivania, occupati da un computer, il mouse, l’hard disk; e da qualche mensola dove tengo le agende, i libri e i miei strumenti.
Alla mia destra, una parte della stessa scrivania è occupata dal computer del mio ragazzo. Dietro di me c’è un divano che, all’occorrenza, può diventare letto per gli ospiti. Se allungo un braccio posso toccare l’aspirapolvere e so che da qualche parte, alle mie spalle, c’è la cesta dei panni da stirare che mi guarda con insistenza.
Questo è il mio studio; ed è ricavato nella stessa stanza che fa da sala hobby, sgabuzzino e camera per gli ospiti. Eppure, il mio spazio è il mio ed è intoccabile, inviolabile; quando sono seduta qui è come se avessi appeso in fronte il cartello “non disturbare” e non permetto a panni da stirare o altre distrazioni di entrare.
Traccia i tuoi confini, e falli rispettare.
Io lavoro da casa, ma questo discorso varrebbe anche se andassi col portatile a lavorare al bar o in un coworking. Quando lavoro, il mio spazio è dedicato solo a questo e ciò non è sindacabile. In realtà, questo discorso è validissimo anche per chi lavora in un ufficio e divide la stanza con dei colleghi. Quando ero impiegata in Agenzia era così; e c’erano dei momenti in cui si lavorava benissimo chiacchierando, coinvolgendosi, scambiando idee; ma c’erano altri momenti in cui era necessario “chiudersi”, magari con un buon paio di cuffie, e isolarsi per il tempo necessario. Non c’era bisogno di spiegarlo, né di chiedere scusa per questo: era, semplicemente, la cosa giusta da fare.
Lo stesso vale per te, o per me, lavoratore autonomo nell’angolo di casa che hai potuto ritagliare. Spiega a chi vive con te di cosa hai bisogno per riuscire a concentrarti e chiedi che quei limiti, nelle ore previste, vengano rispettate. Se ti ignorano e ti chiedono di aiutarli a piegare le lenzuola sorridi e rispondi “appena avrò finito, certo”. Se insistono, sorridi un po’ di meno e tira dritto. Ci vuole un po’ di pazienza per addestrare le persone ma, alla lunga, ci si riesce eccome.
Tieni il tuo spazio pulito e in ordine.
A maggior ragione se è poco, lo spazio dedicato al tuo lavoro dovrebbe essere sempre pulito e organizzato per permetterti di muoverti con efficacia. È pura logica: se per confezionare il tuo prodotto ti occorrono dieci minuti è assolutamente assurdo doverne passare cinque a spostare libri, gettare le cartacce, temperare le matite.
L’ordine fa bene anche alla creatività e all’organizzazione del tempo e degli impegni. Ovviamente, il concetto di “ordine” è relativo – lo sappiamo fin dall’infanzia – e ti invito assolutamente a trovare il tuo significato personale. Io, ad esempio, so che con la scrivania in disordine non riuscirei a ragionare bene (vabbè, io faccio fatica a concentrarmi anche col letto ancora da rifare, che sta in una stanza che nemmeno vedo).
Per te le cose magari sono diverse, ma fidati di me e prova a fissare un appuntamento regolare con la pulizia del tuo spazio. Io lo faccio ogni sera quando “stacco” ma tu puoi farlo anche solo una volta a settimana; quale che sia il tuo giusto ritmo, liberarti di cose inutili (vecchi appunti, penne esaurite…) ti aiuterà a liberare anche la mente da affanni o preoccupazioni do cui puoi fare, di sicuro, a meno.
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